La notte nel Cinema Statuto
Nella ricorrenza del 37° anno dell’incendio al Cinema Statuto di Torino la nostra Associazione vuole ricordare tutte le vittime e l’impegno di tutti i Vigili del Fuoco, Volontari della Croce Verde e Forze dell’Ordine che parteciparono alle operazioni di soccorso.
L'incendio del Cinema Statuto fu un tragico evento avvenuto a Torino la sera del 13 febbraio 1983, che provocò la morte di 64 persone per intossicazione da fumi e per ustioni; le fiamme si sarebbero propagate partendo da una tenda.
Le vittime, sebbene avessero tentato la fuga, trovarono le uscite di sicurezza chiuse, non riuscendo così a scampare alle esalazioni di ossido di carbonio e acido cianidrico prodotte dalla combustione del poliuretano espanso delle poltrone, dal rivestimento plastico delle lampade e dai tendaggi alle pareti. Fu considerata la più grande strage verificatasi a Torino dal secondo dopoguerra.
Alleghiamo l’intervista rilasciata da Alberto Pilotto (ex Capo Reparto Esperto), che partecipò alle operazioni di soccorso in quel tragico 13 febbraio 1983 e alcune foto scattate durante l’intervento.
L'incendio del Cinema Statuto fu un tragico evento avvenuto a Torino la sera del 13 febbraio 1983, che provocò la morte di 64 persone per intossicazione da fumi e per ustioni; le fiamme si sarebbero propagate partendo da una tenda.
Le vittime, sebbene avessero tentato la fuga, trovarono le uscite di sicurezza chiuse, non riuscendo così a scampare alle esalazioni di ossido di carbonio e acido cianidrico prodotte dalla combustione del poliuretano espanso delle poltrone, dal rivestimento plastico delle lampade e dai tendaggi alle pareti. Fu considerata la più grande strage verificatasi a Torino dal secondo dopoguerra.
Alleghiamo l’intervista rilasciata da Alberto Pilotto (ex Capo Reparto Esperto), che partecipò alle operazioni di soccorso in quel tragico 13 febbraio 1983 e alcune foto scattate durante l’intervento.
Il 13 febbraio 1983 era l’ultima domenica di carnevale e su Torino cadeva una fitta nevicata.
Alle 18,15, nel Cinema Statuto di Via Cibrario a Torino dove era in proiezione il film “La Capra”, un'improvvisa fiammata, causata da un cortocircuito, aveva incendiato una tenda che separava il corridoio di destra con la platea e, propagandosi, estese l’incendio anche alle poltrone delle ultime file all’interno della sala.
Nonostante una capienza di circa 1200 posti quel giorno, fortunatamente, erano presenti in sala solo un centinaio di persone, tra galleria e platea.
Siccome non furono accese le luci di sicurezza e non fu nemmeno interrotta la proiezione, le persone che erano in galleria non si resero conto di nulla.
Quando gli spettatori della platea aprirono le uscite di sicurezza sulla Via Cibrario, l’aria fredda spinse il fumo, come uno tsunami, in galleria.
Alle 18,15, nel Cinema Statuto di Via Cibrario a Torino dove era in proiezione il film “La Capra”, un'improvvisa fiammata, causata da un cortocircuito, aveva incendiato una tenda che separava il corridoio di destra con la platea e, propagandosi, estese l’incendio anche alle poltrone delle ultime file all’interno della sala.
Nonostante una capienza di circa 1200 posti quel giorno, fortunatamente, erano presenti in sala solo un centinaio di persone, tra galleria e platea.
Siccome non furono accese le luci di sicurezza e non fu nemmeno interrotta la proiezione, le persone che erano in galleria non si resero conto di nulla.
Quando gli spettatori della platea aprirono le uscite di sicurezza sulla Via Cibrario, l’aria fredda spinse il fumo, come uno tsunami, in galleria.
Quel giorno non ero di servizio, avrei iniziato il turno notturno alle 20,00 ma, recatomi in anticipo in Sede Centrale, fui visto dal Capo Turno che m’inviò a dare man forte ai colleghi portando, con una campagnola, le bombole di scorta per gli autorespiratori.
Giunsi sul posto alle 18,45, l’incendio era già stato spento dai colleghi ma in tutta la sala permaneva un odore acre, di fumo e sostanze chimiche, che rendeva l’aria quasi irrespirabile. Sul marciapiede di fronte al cinema erano distesi sei corpi, coperti da un lenzuolo, pensai fossero quelle tutte le vittime dell’incendio. Cercando un Capo Squadra per sapere se dovevo rimanere sul posto o fare rientro in Sede Centrale entrai all’interno dei locali e, non avendolo trovato, salii la scala che dall’atrio, completamente distrutto dall’incendio, portava in galleria. |
In cima alla scala vidi un primo corpo e mi stupii non fosse ancora stato rimosso.
Mi addentrai all’interno della galleria ed una scena apocalittica si presentò davanti ai miei occhi, c’erano corpi dappertutto, sdraiati nelle posizioni più strane, sotto la balconata, disseminati tra le poltrone o lungo i corridoi.
Molti spettatori, in preda al panico, avevano ,infatti ed inutilmente, tentato di scappare verso le uscite di sicurezza che però erano chiuse per evitare l’ingresso di "portoghesi".
Alle spalle della galleria, in una piccola sala d’attesa, giacevano i corpi di due giovani, si scoprì poi che erano fidanzati, Clara e Sergio, poco più che ventenni… erano morti abbracciati.
Adiacente alla sala d’attesa vi era una piccola scala, anche lì vi erano altri corpi, tra i quali quelli di due bambini, Andrea, di 11 anni e Giuseppina di 7.
Gli spettatori, infatti, avevano pensato che la scala portasse ad un’uscita di sicurezza, conduceva invece alla toilette, che non riuscirono mai a raggiungere morendo sulla scala o dalla quale non riuscirono più ad uscire.
Mi addentrai all’interno della galleria ed una scena apocalittica si presentò davanti ai miei occhi, c’erano corpi dappertutto, sdraiati nelle posizioni più strane, sotto la balconata, disseminati tra le poltrone o lungo i corridoi.
Molti spettatori, in preda al panico, avevano ,infatti ed inutilmente, tentato di scappare verso le uscite di sicurezza che però erano chiuse per evitare l’ingresso di "portoghesi".
Alle spalle della galleria, in una piccola sala d’attesa, giacevano i corpi di due giovani, si scoprì poi che erano fidanzati, Clara e Sergio, poco più che ventenni… erano morti abbracciati.
Adiacente alla sala d’attesa vi era una piccola scala, anche lì vi erano altri corpi, tra i quali quelli di due bambini, Andrea, di 11 anni e Giuseppina di 7.
Gli spettatori, infatti, avevano pensato che la scala portasse ad un’uscita di sicurezza, conduceva invece alla toilette, che non riuscirono mai a raggiungere morendo sulla scala o dalla quale non riuscirono più ad uscire.
All’interno di due minuscoli locali, antibagno e bagno, recuperammo trenta vittime.
Altri spettatori, per paura di essere travolti rimasero al loro posto, morirono ancora seduti in poltrona, sembrava dormissero.
Comune a tutte le vittime, il viso annerito dal fumo tossico scatenato dall'incendio, che aveva trasformato la galleria in una sorta di camera a gas soffocando i presenti in poco più di un minuto.
Terminata l’opera di estinzione, ci fu ordinato di recuperare le salme.
Lavorammo tutta la notte, insieme ai volontari della Croce Verde, sollevavamo le vittime e le adagiavamo sulle barelle di tela dopodiché le portavamo in una vicina autorimessa che era stata requisita per consentire la loro identificazione.
Altri spettatori, per paura di essere travolti rimasero al loro posto, morirono ancora seduti in poltrona, sembrava dormissero.
Comune a tutte le vittime, il viso annerito dal fumo tossico scatenato dall'incendio, che aveva trasformato la galleria in una sorta di camera a gas soffocando i presenti in poco più di un minuto.
Terminata l’opera di estinzione, ci fu ordinato di recuperare le salme.
Lavorammo tutta la notte, insieme ai volontari della Croce Verde, sollevavamo le vittime e le adagiavamo sulle barelle di tela dopodiché le portavamo in una vicina autorimessa che era stata requisita per consentire la loro identificazione.
Recuperammo 64 salme, 31 uomini, 31 donne e due bambini, la più anziana aveva 55 anni.
Recuperando il corpo di Giuseppina, un collega ci impedì di metterla sulla barella di tela, ce la prese dalle mani e, stringendola al petto, la portò nella rimessa dicendoci “Ha la stessa età… potrebbe essere mia figlia”.
Tutte le persone, ci confermarono i medici legali, erano morte in meno di due minuti, avvelenate dal monossido di carbonio e dal mix di gas letali sprigionati dai materiali d’arredo e dalla moquette.
Non saremmo, comunque, mai riusciti a salvare nessuno ma quando però ci si trova di fronte ad una tragedia così immane e, soprattutto, sono coinvolti bambini, non si può non provare amarezza e frustrazione per aver potuto “solo” recuperare salme senza riuscire a salvare nessuno.
Recuperando il corpo di Giuseppina, un collega ci impedì di metterla sulla barella di tela, ce la prese dalle mani e, stringendola al petto, la portò nella rimessa dicendoci “Ha la stessa età… potrebbe essere mia figlia”.
Tutte le persone, ci confermarono i medici legali, erano morte in meno di due minuti, avvelenate dal monossido di carbonio e dal mix di gas letali sprigionati dai materiali d’arredo e dalla moquette.
Non saremmo, comunque, mai riusciti a salvare nessuno ma quando però ci si trova di fronte ad una tragedia così immane e, soprattutto, sono coinvolti bambini, non si può non provare amarezza e frustrazione per aver potuto “solo” recuperare salme senza riuscire a salvare nessuno.