1° Luglio 1976
1° Luglio 1976, un nutrito gruppo di giovani, 109 per l’esattezza, fece il suo ingresso nel cortile della Caserma Centrale dei Vigili del Fuoco di Corso Regina Margherita a Torino limitrofa al mercato di Porta Pila (Porta Palazzo)
Erano i vincitori del Concorso a 3.358 posti indetto dal Ministero dell’Interno per far fronte al cambiamento di orario che aveva dimezzato l’orario di lavoro, da 24/24 a 12/24 – 12/48 e con esso anche la forza organica del Corpo Nazionale.
Fino ad allora i turni erano di 24 ore ed il personale era suddiviso in due Sezioni, 1a e 2a, dal primo Luglio 1976 le Sezioni vennero suddivise in quattro Turni, A, B, C e D.
Per molti di questi giovani era la prima volta che vedevano i “pompieri” da vicino, erano infatti dei “civili” che avevano fatto il servizio militare in altre armi, esercito, aeronautica, marina o addirittura così giovani da non essere ancora stati chiamati alle armi.
Altri invece avevano fatto il militare come Vigili Volontari Ausiliari, molti al Comando di Torino e conoscevano sia la Caserma che i colleghi in servizio.
La cacofonia di dialetti che si sentì quel giorno, nel secondo cortile dove avvenne l‘adunata, era impressionante, piemontese, napoletano, siciliano, pugliese, romano…
Molti giovani provenivano, infatti e soprattutto, dal Centro e Sud Italia ed erano spaesati e stremati dopo un viaggio in treno durato, in alcuni casi, più di 24 ore.
Erano i vincitori del Concorso a 3.358 posti indetto dal Ministero dell’Interno per far fronte al cambiamento di orario che aveva dimezzato l’orario di lavoro, da 24/24 a 12/24 – 12/48 e con esso anche la forza organica del Corpo Nazionale.
Fino ad allora i turni erano di 24 ore ed il personale era suddiviso in due Sezioni, 1a e 2a, dal primo Luglio 1976 le Sezioni vennero suddivise in quattro Turni, A, B, C e D.
Per molti di questi giovani era la prima volta che vedevano i “pompieri” da vicino, erano infatti dei “civili” che avevano fatto il servizio militare in altre armi, esercito, aeronautica, marina o addirittura così giovani da non essere ancora stati chiamati alle armi.
Altri invece avevano fatto il militare come Vigili Volontari Ausiliari, molti al Comando di Torino e conoscevano sia la Caserma che i colleghi in servizio.
La cacofonia di dialetti che si sentì quel giorno, nel secondo cortile dove avvenne l‘adunata, era impressionante, piemontese, napoletano, siciliano, pugliese, romano…
Molti giovani provenivano, infatti e soprattutto, dal Centro e Sud Italia ed erano spaesati e stremati dopo un viaggio in treno durato, in alcuni casi, più di 24 ore.
Il Capo Sezione di quel giorno, di servizio c’era il Turno A, era il Capo Reparto Carlo Scrigna che aveva il non facile compito di tentare di garantire le partenze, della Sede Centrale e dei Distaccamenti, che si erano trovate all’inprovviso sguarnite di personale. La disposizione impartita dalla Direzione Centrale era che, chi aveva già fatto il Vigile Ausiliario, doveva essere messo subito in partenza e così molti presero le valigie e si traferirono nei Distaccamenti mentre altri furono subito messi di partenza in Sede Centrale. I giovani che invece non avevano fatto il Vigile Ausiliario furono vestiti, con una tuta da lavoro ed invece di andare alla Scuole Centrali Antincendio di Roma Capannelle per il Corso semestrale, iniziarono subito un corso “intensivo” di formazione in Sede Centrale. |
Il Corso durò solo due mesi anche perché era ancora in atto l’emergenza per il tragico terremoto del Friuli ed il Corpo Nazionale aveva bisogno di personale operativo.
Gli Istruttori furono i Capi Squadra, i Vice e Capi Reparto del Comando, tra essi ricordiamo Raccanello, Garella, Scrigna, Lombardi, Boretti, Guidolin, Margrit, Borgatello e tanti altri che, pur non avendo la qualifica di Istruttore e, a volte, nemmeno i modi ed il fraseggio adatto….. fecero ogni sforzo per dare una preparazione fisica e tecnica agli allievi tale da consentirgli di affrontare gli innumerevoli e gravi interventi e conseguenti pericoli che li aspettavano nel loro futuro di Vigile del Fuoco. Scala Italiana, scala a ganci, salto nel telo, discesa a “volo d’angelo, scala controventata, furono solo alcuni degli esercizi che, senza sicurezza alcuna ma con tanto incitamento e turpiloquio, videro quotidianamente impegnati gli “Allievi Vigili del Fuoco”, nei mesi di Luglio ed Agosto di quel lontano 1976. Quanto sudore fu versato sui cubetti di “porfido” che componevano il selciato dei cortili della sede di Corso Regina Margherita, 126. |
Coerentemente ai ritardi che hanno sempre contraddistinto l’amministrazione, agli Allievi Vigili Permanenti non erano state fornite le “uniformi” e l’addestramento avveniva vestendo le “tute” verdi che dopo poche ore, a causa della considerevole sudorazione, aumentavano il loro peso di 2 – 3 Kg….
La parte teorica fu invece affidata agli Ingegneri ed ai Geometri del Comando; veniva svolta di sera, nell’Aula Magna che fungeva anche da sala cinematografica.
Mentre gli allievi effettuavano l’insolito percorso formativo coloro che erano stati messi in partenza iniziavano a provare, sulla loro pelle, cosa significava essere “giovani” Vigili del Fuoco in un ambiente di “vecchi pompieri”.
Non vi furono mai prepotenze o angherie ma le regole che vigevano erano abbastanza simili a quelle in vigore nelle caserme militari e l’anzianità faceva “grado”.
La parte teorica fu invece affidata agli Ingegneri ed ai Geometri del Comando; veniva svolta di sera, nell’Aula Magna che fungeva anche da sala cinematografica.
Mentre gli allievi effettuavano l’insolito percorso formativo coloro che erano stati messi in partenza iniziavano a provare, sulla loro pelle, cosa significava essere “giovani” Vigili del Fuoco in un ambiente di “vecchi pompieri”.
Non vi furono mai prepotenze o angherie ma le regole che vigevano erano abbastanza simili a quelle in vigore nelle caserme militari e l’anzianità faceva “grado”.
Primo Cortile
I "Ragazzi del '76"
A settembre, al termine di due mesi di intensa attività formativa, vennero espletati gli esami finali alle Scuole Centrali Antincendio ed i neo Vigili Permanenti furono anch'essi, finalmente, messi di "partenza”.
Ebbe così inizio l’avventura dei “Ragazzi del ‘76”
Gli autisti iniziarono dalle partenze più semplici, Autobarella, Carro Fiamma, Autoradio o… “Camioncino”
Il “Camioncino” era il servizio che veniva prestato in ausilio alle esigenze del turno.
Alle 7,00 c’era il “giro pane”, che consisteva nell’andare a ritirare le ceste di pane fresco in una panetteria di Corso Alcide De Gasperi e, durante il turno, svolgere le commissioni per conto del Capo Sezione o del Capo Autorimessa.
Tra queste commissioni, la più ambita, era quella di portare materiali ed attrezzature alle squadre impegnate su qualche intervento e, sovente, disobbedendo agli ordini impartiti o adducendo qualche scusa, invece di fare subito ritorno in sede si assisteva o, se veniva concesso dal Capo Squadra, si partecipava all’intervento stesso.
Ebbe così inizio l’avventura dei “Ragazzi del ‘76”
Gli autisti iniziarono dalle partenze più semplici, Autobarella, Carro Fiamma, Autoradio o… “Camioncino”
Il “Camioncino” era il servizio che veniva prestato in ausilio alle esigenze del turno.
Alle 7,00 c’era il “giro pane”, che consisteva nell’andare a ritirare le ceste di pane fresco in una panetteria di Corso Alcide De Gasperi e, durante il turno, svolgere le commissioni per conto del Capo Sezione o del Capo Autorimessa.
Tra queste commissioni, la più ambita, era quella di portare materiali ed attrezzature alle squadre impegnate su qualche intervento e, sovente, disobbedendo agli ordini impartiti o adducendo qualche scusa, invece di fare subito ritorno in sede si assisteva o, se veniva concesso dal Capo Squadra, si partecipava all’intervento stesso.
Il turno di servizio
La giornata era scandita da impieghi regolari e sovente “collettivi ”.
A differenza di tutti gli altri Comandi d'Italia, dove il turni era dalle 08,00 alle 20,00 e viceversa, a Torino l'orario era anticipato di 10', 07,50 - 19,50 e 19,50 - 07,50 e questo per venire incontro alle esigenze dei colleghi valsusini (o valsegusini) che avevano l'esigenza, sempre che non fossero fuori per intervento, di arrivare alla Stazione Ferroviaria di Porta Nuova in tempo per prendere il treno.
Ad inizio turno, come oggi, c’era la verifica dei mezzi di soccorso e, avendola espletata innumerevoli volte, la “tabella di caricamento” era conosciuta a memoria.
I Capi Squadra, che erano sempre presenti alla verifica, per accertare che la stessa venisse effettivamente svolta, nascondevano, di volta in volta, alcuni attrezzi… un grillo dell’Autogru, un raccordo dell’APS e se tali strumenti venivano dati "involontariamente" come presenti lo diventavano dolorosamente sulla testa dell’ imprudente vigile.
Tra i compiti “collettivi” vi era il servizio di pulizia.
Non essendovi ancora l’affidamento a ditta esterna, il servizio veniva effettuato dal personale operativo ed anche in questo caso vigeva la regola che “l’anzianità fa grado”.
Ai giovani infatti spettavano gli ambienti meno igienici e, in autunno, la raccolta delle foglie sui marciapiedi di Corso Regina Margherita, Corso XI Febbraio e Via Fiocchetto che, sovente, ill vento provvedeva a disperdere costringendo i giovani Vigili a ricominciare da capo.
A differenza di tutti gli altri Comandi d'Italia, dove il turni era dalle 08,00 alle 20,00 e viceversa, a Torino l'orario era anticipato di 10', 07,50 - 19,50 e 19,50 - 07,50 e questo per venire incontro alle esigenze dei colleghi valsusini (o valsegusini) che avevano l'esigenza, sempre che non fossero fuori per intervento, di arrivare alla Stazione Ferroviaria di Porta Nuova in tempo per prendere il treno.
Ad inizio turno, come oggi, c’era la verifica dei mezzi di soccorso e, avendola espletata innumerevoli volte, la “tabella di caricamento” era conosciuta a memoria.
I Capi Squadra, che erano sempre presenti alla verifica, per accertare che la stessa venisse effettivamente svolta, nascondevano, di volta in volta, alcuni attrezzi… un grillo dell’Autogru, un raccordo dell’APS e se tali strumenti venivano dati "involontariamente" come presenti lo diventavano dolorosamente sulla testa dell’ imprudente vigile.
Tra i compiti “collettivi” vi era il servizio di pulizia.
Non essendovi ancora l’affidamento a ditta esterna, il servizio veniva effettuato dal personale operativo ed anche in questo caso vigeva la regola che “l’anzianità fa grado”.
Ai giovani infatti spettavano gli ambienti meno igienici e, in autunno, la raccolta delle foglie sui marciapiedi di Corso Regina Margherita, Corso XI Febbraio e Via Fiocchetto che, sovente, ill vento provvedeva a disperdere costringendo i giovani Vigili a ricominciare da capo.
Cucina
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Analogamente a quanto avviene anche ora, il mattino era dedicato ai lavori: magazzino, laboratori, ingrassaggio e pulizia automezzi, officina meccanica, carrozzeria, ecc. Anche il confezionamento della mensa era a carico del personale operativo, sotto il severo controllo degli "chef": Gibi, Pompeo, Raucci, ecc. |
Magazzino Distribuzione
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Nonostante il servizio di lavaggio delle stoviglie e dei pentoloni fosse compito dei Vigili Ausiliari, i "nonni AVVA" provarono, riuscendoci, ad obbligare gli Allievi Vigili Permanenti ad effettuare tale servizio che comportava, peraltro, il fermarsi in sede fino alle 19,30, ben oltre l'orario di servizio che per essi terminava alle 17,00.
L'autorevole intervento del Capo Reparto Franco Garella, al quale erano state rappresentate le proteste degli Allievi Vigili Permanenti, riporto ben presto i "nonni" all'ordine.
L'autorevole intervento del Capo Reparto Franco Garella, al quale erano state rappresentate le proteste degli Allievi Vigili Permanenti, riporto ben presto i "nonni" all'ordine.
D.P.I.
Anche in quegli anni la dotazione dei DPI era un optional, mancavano i giacconi antifiamma, peraltro già in uso presso le aziende private per gli addetti alla sicurezza ed i pompieri erano costretti ad intervenire con la sola uniforme da intervento.
Venne utilizzato, per descrivere la varietà di "dis_uniformi" utilizzate, il termine "l'esercito di Franceschiello".
Infatti, per difendersi dal freddo ed anche quale protezione dal fuoco, il personale continuava ad utilizzare eskimo e giacconi da pescatore o cacciatore.
Venne utilizzato, per descrivere la varietà di "dis_uniformi" utilizzate, il termine "l'esercito di Franceschiello".
Infatti, per difendersi dal freddo ed anche quale protezione dal fuoco, il personale continuava ad utilizzare eskimo e giacconi da pescatore o cacciatore.
A.Guttero, F.Repetto, A. Beneitone, A. Andreone, W. Croce (Terremoto Irpinia 1980)
Gli anni di piombo
Gli anni ’70 – ’80 furono definiti “Gli Anni di Piombo”, gli anni delle Brigate Rosse, Prima Linea, Ordine Nuovo, NAR e Torino visse momenti drammatici ed indimenticabili.
L'anno della svolta violenta, quello che caratterizza il periodo, fu il 1977
Nel '77, divampò la generalizzazione quotidiana di un conflitto politico e culturale che si ramificò in tutti i luoghi del sociale, uno scontro duro, forse il più duro, tra le classi e dentro la classe, che si sia mai verificato dall'unità d'Italia.
L'anno della svolta violenta, quello che caratterizza il periodo, fu il 1977
Nel '77, divampò la generalizzazione quotidiana di un conflitto politico e culturale che si ramificò in tutti i luoghi del sociale, uno scontro duro, forse il più duro, tra le classi e dentro la classe, che si sia mai verificato dall'unità d'Italia.
La mattina del 1º ottobre 1977 si tenne a Torino un corteo-manifestazione, organizzato da Lotta continua, dai circoli del proletariato giovanile e da Autonomia operaia, in risposta all'uccisione di Walter Rossi, militante di sinistra, avvenuta il giorno precedente a Roma.
La manifestazione, vide la partecipazione di circa 3000 persone ed il corteo si diresse verso corso Francia, dove c'era la sede del Movimento Sociale Italiano, e durante il tragitto vi furono episodi di violenza di vario genere: lanci di bombe Molotov , automobili e tram incendiati. Un cubetto di porfido lanciato contro l’APS che stava intervenendo, causò la rottura del parabrezza. Solo per miracolo non vi furono feriti tra il personale, grazie anche all'abilità dell’autista, il Vigile Giulio Frenda, che riuscì a mantenere il controllo dell'automezzo. |
Dopo gli scontri con la polizia in corso Francia, il corteo si ricompose e si diresse verso via Po dove un gruppo di una decina di militanti mascherati prese d'assalto, un bar l'“Angelo Azzurro”, ritenuto erroneamente luogo di ritrovo di elementi legati all'estrema destra cittadina.
All'interno erano presenti due avventori occasionali, uno studente di ingegneria e operaio alla Fiat ed il suo amico Roberto Crescenzio, studente lavoratore, oltre al personale ai titolari ed un dipendente.
Le Squadre armate proletarie lanciarono alcune Molotov all'interno del bar che fu subito preda delle fiamme.
Mainardo venne trascinato fuori e picchiato e, mentre il personale riuscì a fuggire dal retro, Crescenzio cercò scampo nella toilette dove, intrappolato, rimase gravemente ustionato riportando ustioni sul 90% del corpo.
Trasformato in una torcia umana, riuscì a raggiungere via Po dove venne soccorso da alcuni passanti e successivamente ricoverato al Centro Grandi Ustionati del CTO… la morte purtroppo sopraggiunse due giorni più tardi.
Il fumo ed i gas provocati dall’incendio coinvolsero anche un edificio attiguo e tre persone rischiarono la morte per asfissia e furono tratte in salvo dai vigili del fuoco quando già erano prive di sensi.
Tra il 1977 e il 1982 si contarono a Torino quasi centocinquanta vittime dei terroristi: 19 morti e 130 feriti ed i Vigili del Fuoco, al di là del compito istituzionale di estinzione degli incendi, venivano altresì chiamati anche per lavare dal selciato il sangue delle vittime per terrorismo.
12 Marzo 1977, Giuseppe Ciotta Brigadiere della Polizia di Stato, venne ucciso dalle Brigate Comuniste Combattenti - Prima Linea mentre si apprestava a salire sulla sua auto
Il 28 aprile 1977 a Torino fu ucciso dai nucleo delle Brigate Rosse l'avvocato Fulvio Croce, presidente dell'Ordine degli avvocati di Torino,
16 novembre 1977, Carlo Casalegno giornalista e scrittore, ucciso da un gruppo di quattro terroristi delle Brigate Rosse
All'interno erano presenti due avventori occasionali, uno studente di ingegneria e operaio alla Fiat ed il suo amico Roberto Crescenzio, studente lavoratore, oltre al personale ai titolari ed un dipendente.
Le Squadre armate proletarie lanciarono alcune Molotov all'interno del bar che fu subito preda delle fiamme.
Mainardo venne trascinato fuori e picchiato e, mentre il personale riuscì a fuggire dal retro, Crescenzio cercò scampo nella toilette dove, intrappolato, rimase gravemente ustionato riportando ustioni sul 90% del corpo.
Trasformato in una torcia umana, riuscì a raggiungere via Po dove venne soccorso da alcuni passanti e successivamente ricoverato al Centro Grandi Ustionati del CTO… la morte purtroppo sopraggiunse due giorni più tardi.
Il fumo ed i gas provocati dall’incendio coinvolsero anche un edificio attiguo e tre persone rischiarono la morte per asfissia e furono tratte in salvo dai vigili del fuoco quando già erano prive di sensi.
Tra il 1977 e il 1982 si contarono a Torino quasi centocinquanta vittime dei terroristi: 19 morti e 130 feriti ed i Vigili del Fuoco, al di là del compito istituzionale di estinzione degli incendi, venivano altresì chiamati anche per lavare dal selciato il sangue delle vittime per terrorismo.
12 Marzo 1977, Giuseppe Ciotta Brigadiere della Polizia di Stato, venne ucciso dalle Brigate Comuniste Combattenti - Prima Linea mentre si apprestava a salire sulla sua auto
Il 28 aprile 1977 a Torino fu ucciso dai nucleo delle Brigate Rosse l'avvocato Fulvio Croce, presidente dell'Ordine degli avvocati di Torino,
16 novembre 1977, Carlo Casalegno giornalista e scrittore, ucciso da un gruppo di quattro terroristi delle Brigate Rosse
Vivendo, come lavoratori e come cittadini, il dramma degli anni di piombo, i Vigili del Fuoco seppero anche in tale occasione dimostrare la loro fede nei valori di giustizia, libertà e democrazia.
Ad ogni colpo del terrorismo, i Vigili del Fuoco scesero in piazza insieme ad altre migliaia di lavoratori difendendo con determinazione la democrazia e le istituzioni democratiche dagli attacchi terroristici. Il totale isolamento dal mondo del lavoro dei gruppi eversivi fu la base principale della loro sconfitta. |
L'azione sindacale, anche durante gli anni di piombo, proseguì con proteste e manifestazioni, anche nazionali, che consentirono alla categoria di ottenere il riconoscimento dell'Indennità di Rischio, prima legata alla presenza in turno e successivamente mensile e pensionabile, l'ammodernamento del parco mezzi ed attrezzature e la dotazione di DPI idonei al servizio prestato.
Gli interventi di soccorso
Innumerevoli e gravi furono anche gli interventi ai quali parteciparono i Vigili del Fuoco in quegli anni, dall'incendio del Cinema Corso agli attentati incendiari alla Fiat, rivolte nelle carceri Nuove di Corso Vittorio Emanuele II°, l’attentato dinamitardo alle nuove carceri in costruzione delle Vallette, il terremoto in Campania e Basilicata nel 1980, l'alluvione in Piemonte nel 1994 e, evento che segnò per sempre la vita di moltissime persone e cambiò radicalmente il sistema in atto della Prevenzione Incendi, il drammatico incendio del Cinema Statuto avvenuto nel tardo pomeriggio del 13 febbraio 1983. L'evento colpì tragicamente non solo le famiglie delle vittime e la cittadinanza ma anche i colleghi che trovarono le vittime, le recuperarono e le trasportarono nella rimessa AVIS. A tutti loro dedichiamo la prossima pagina. |
Siamo consci non essere stati capaci di rappresentare, compiutamente, com’era la vita e l’esperienza lavorativa di quegli anni e pertanto invitiamo tutti i colleghi, che avranno voglia di leggere queste pagine, a darci il loro contributo con pensieri, riflessioni, esperienze di vita e fotografie al fine di perfezionare ed ampliare la storia del Comando di Torino.
Solo così potremo lasciare, ai giovani che stanno iniziando o entreranno in futuro nel Corpo Nazionale, una testimonianza che li renda orgogliosi di far parte di questo “meraviglioso e maledetto” mestiere che è l’essere “Vigile del Fuoco”
Solo così potremo lasciare, ai giovani che stanno iniziando o entreranno in futuro nel Corpo Nazionale, una testimonianza che li renda orgogliosi di far parte di questo “meraviglioso e maledetto” mestiere che è l’essere “Vigile del Fuoco”
Testi: Alberto Pilotto
Fotografie: Massimo Clarichetti
Fotografie: Massimo Clarichetti