Come eravamo...
24/24 o 12/24 e 12/48?… per coloro che non hanno prestato servizio o frequentato i Vigili del Fuoco questi numeri potrebbero far pensare ad una strana equazione matematica o ai numeri della cabala, in realtà è l’orario di lavoro dei Vigili del Fuoco italiani nel corso degli anni.
Fino al 1° Luglio 1976 i Vigili del Fuoco effettuavano turni di lavoro a dir poco massacranti: 24 ore di servizio (dalle 08,00 alle 08,00 del giorno successivo) alternate a 24 ore di riposo…. o quasi.
L’ex Capo Reparto Bartolomeo Benotto (Meo), soleva ripetere “Mi conoscono meglio i colleghi di mia moglie… ho passato più tempo in Caserma che a casa”
Il 1° Luglio 1976 entrò in vigore un nuovo orario di lavoro, conquistato con le proteste e gli scioperi dei lavoratori e dalle organizzazioni sindacali, che comportava il sostanziale dimezzamento dei turni e quindi delle stesse ore di lavoro prestate dal personale operativo.
La riduzione fu possibile solo grazie alla immissione in servizio, proprio dal 1° Luglio, di 3.358 nuovi vigili del fuoco, che andavano a completare l'organico del Corpo Nazionale….”I ragazzi del ‘76”.
Tale cambiamento, epocale, comportò per l’Amministrazione un impegno organizzativo di non lieve portata, reso ancora più gravoso dalla perdurante situazione di emergenza verificatasi a seguito del terremoto nel Friuli dove continuava senza sosta la generosa attività di assistenza di un forte contingente di vigili del fuoco a favore delle popolazioni colpite dal terremoto.
Gli accordi con le organizzazioni sindacali prevedevano l'adozione, a decorrere dal 1° luglio 1976, di turni di servizio che, pur rimanendo necessariamente differenziati rispetto a quelli degli altri impiegati civili dello Stato e ciò per le peculiari esigenze del servizio antincendi in rapporto alle preminenti finalità idi sicurezza pubblica cui esso è preordinato, avrebbero comportato un sensibile alleggerimento del carico di lavoro straordinario tranne in casi che, come quello ancora in atto in quel momento del terremoto del Friuli, richiedevano prestazioni eccezionali per durata, impegno fisico-psichico e senso di responsabilità a tutti i livelli.
Pertanto, dal 1° luglio 1976, l'organizzazione basata su turni di 24 ore di lavoro alternate a 24 di riposo fu sostituita da un nuovo sistema di turni che prevedeva 12 ore di lavoro diurno alternate a 24 di riposo cui seguivano 12 ore di lavoro notturno e 48 di riposo.
Com’era allora la vita in “Caserma” negli anni ’60 e ‘90? cosa si faceva nelle “24 ore”, cosa è cambiato da allora? Come erano organizzate le “Partenze”?, Come si interveniva? Con quali mezzi ed attrezzature?
Nelle prossime pagine un breve excursus sulla vita dei Pompieri dagli anni ’60 agli anni ‘90.
Fino al 1° Luglio 1976 i Vigili del Fuoco effettuavano turni di lavoro a dir poco massacranti: 24 ore di servizio (dalle 08,00 alle 08,00 del giorno successivo) alternate a 24 ore di riposo…. o quasi.
L’ex Capo Reparto Bartolomeo Benotto (Meo), soleva ripetere “Mi conoscono meglio i colleghi di mia moglie… ho passato più tempo in Caserma che a casa”
Il 1° Luglio 1976 entrò in vigore un nuovo orario di lavoro, conquistato con le proteste e gli scioperi dei lavoratori e dalle organizzazioni sindacali, che comportava il sostanziale dimezzamento dei turni e quindi delle stesse ore di lavoro prestate dal personale operativo.
La riduzione fu possibile solo grazie alla immissione in servizio, proprio dal 1° Luglio, di 3.358 nuovi vigili del fuoco, che andavano a completare l'organico del Corpo Nazionale….”I ragazzi del ‘76”.
Tale cambiamento, epocale, comportò per l’Amministrazione un impegno organizzativo di non lieve portata, reso ancora più gravoso dalla perdurante situazione di emergenza verificatasi a seguito del terremoto nel Friuli dove continuava senza sosta la generosa attività di assistenza di un forte contingente di vigili del fuoco a favore delle popolazioni colpite dal terremoto.
Gli accordi con le organizzazioni sindacali prevedevano l'adozione, a decorrere dal 1° luglio 1976, di turni di servizio che, pur rimanendo necessariamente differenziati rispetto a quelli degli altri impiegati civili dello Stato e ciò per le peculiari esigenze del servizio antincendi in rapporto alle preminenti finalità idi sicurezza pubblica cui esso è preordinato, avrebbero comportato un sensibile alleggerimento del carico di lavoro straordinario tranne in casi che, come quello ancora in atto in quel momento del terremoto del Friuli, richiedevano prestazioni eccezionali per durata, impegno fisico-psichico e senso di responsabilità a tutti i livelli.
Pertanto, dal 1° luglio 1976, l'organizzazione basata su turni di 24 ore di lavoro alternate a 24 di riposo fu sostituita da un nuovo sistema di turni che prevedeva 12 ore di lavoro diurno alternate a 24 di riposo cui seguivano 12 ore di lavoro notturno e 48 di riposo.
Com’era allora la vita in “Caserma” negli anni ’60 e ‘90? cosa si faceva nelle “24 ore”, cosa è cambiato da allora? Come erano organizzate le “Partenze”?, Come si interveniva? Con quali mezzi ed attrezzature?
Nelle prossime pagine un breve excursus sulla vita dei Pompieri dagli anni ’60 agli anni ‘90.